Villa Carpeneto

Villa Carpeneto è, insieme al Castello Galli, uno dei luoghi che contribuisce, mediante il suo impatto maestoso e oridinato, a definire le caratteristiche del volto urbano loggese. Al popolo loggese non veniva mai permesso, tranne alla famiglia dei custodi, entrare nella villa, nè tantomeno è stato possibile utilizzare il parco circostante, che al suo interno custodiva un incantevole giardino, in parte danneggiato dopo la seconda guerra mondiale.

Un discorso a parte merita il viale di Villa Carpeneto, fino a pochi anni fa fiancheggiato da imponenti pioppi che sono stati abbattuti nel 1996 perchè malati. Il Viale era stato per tanto tempo il luogo ideale per giocare, fare una passeggiata o riposarsi, d'estate, al fresco.

Villa Carpeneto ha ospitato alcune famiglie che sono state fra le protagoniste delle vicende di La Loggia. I suoi muri e il suo parco non sono solo carichi di sensazioni ma anche di storia. Storia che, date le condizioni attuali della villa, da anni disabitata e abbandonata, non le ha reso la giustizia che merita.

La Villa Carpeneto è oggi il risultato di due rifacimeti successivi di un originario castello, che si presume appartenuto alla famiglia Vagnone di Trofarello. Autore del primo rifacimento è Gaspare Graneri, ministro delle finanze della corte sabauda, che impone alla villa la sua struttura attuale, ancora visibile nella facciata che guarda verso Vinovo, cioè verso il giardino con laghetto. Sul soffitto della facciata antica si può notare il monogramma di Gaspare e lo stemma della famiglia Graneri, una spiga di grano con sopra un castello che simbleggia la rocca di La Roche, una città dell'alta Savoia.

Tra il 1769 e il 1779, probabilmente su disegno di Francesco Dellala di Beinasco, avviene il secondo rifacimento, che concerne esclusivamente la facciata che guarda verso il viale, l'entrata di servizio divenuta, con gli anni, facciata principale e che risente dello spirito neoclassivo dell'epoca. Successivamente verranno modificati il giardino, piantato originariamente all'italiana e divenuto all'inglese, e la vasca delle ninfee. E' di questo periodo una regata organizzata dal Marchese Giuseppe Luigi Graneri che si tenne, per divertire la Real Corte, sul torrente Oitana appositamente preparato. In occasione di questo avvenimento, l'incisore Ignazio Sclopis realizzò due vedute che rappresentano la facciata ed il parco della villa.

Alla fine del '700 la proprietà di Villa Carpeneto passa al Conte Giuseppe Maria Gerbaix de Sonnaz, marito di Enrichetta Graneri. Questa famiglia raccolse molte opere d'arte, tra cui pregevolissime terrecotte provenienti dal vicino Vinovo (celebre a quei tempi per tali lavori), ceramiche e mobili di grande valore. I figli, nel 1868, vendono la villa all'avvocato Enrico Marenco che nel 1869 la rivende all'ingegner Vitale Rosazza. Entrambi gli atti di vendita non parlano di mobili e altre suppellettili, segno che molti degli splendidi arredi della villa erano già stati venduti dai de Sonnaz.

Passata forse in mano ad altri proprietari, la Villa viene smembrata della maggior parte delle terre, finchè nel 1939 viene venduta così come è oggi, dal pittore Alfredo Chicco, al Conte Theo Rossi di Montelera che la restaura, con grande impegno di pittori, stuccatori e giardinieri e la abita fino al 1959.

Durante la guerra, a causa di un deposito liquori che vi era stato occultato, Villa Carpeneto subisce un'incursione di partigiani. Dopo la guerra i proprietari tornano ad abitare nella villa, riportandovi l'antico splendore e la mondanità.

Dal 1959 la Villa, proprietà di una anomina società Svizzera, è disabitata e priva di arredo. Da alcuni anni è stata dichiarata Monumento Nazionale.

Tratto da AA.VV.- "Tra le anse del grande fiume" - Editore "Il Segnalibro".

 

 

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