La nascita del paese

Un documento datato 16 febbraio 1396 fa apparire il nome di La Loggia per la prima volta nella storia. Il certificato è un contratto con cui si attesta che Giacomo Darmelli acquisisce la proprietà del "luogo della Loggia", per il prezzo di 360 fiorini, da Ugonotto Provana, un nobile di Carignano la cui famiglia esercitava la consignoria sul territorio con i Romagnano.

Anche se La Loggia come nome non compare nei documenti, il loggese è stato a lungo oggetto di contese e di compravendite fra i vari feudatari che si sono succeduti nel dominio del territorio fin dal principio del XIII secolo.

Prima dell'unificazione sabauda, avvenuta soltanto nella prima metà del XV secolo, i grandi feudatari che si contendevano il Piemonte trovarono facili alleati nei piccoli signorotti locali che spesso approfittavano delle guerre fra Guelfi e Ghibellini, rispettivamente sostenitori del Papa o dell'Imperatore, per ampliare o mantenere i propri possedimenti terrieri. Già nel 1203 il Marchese Nicolò Romagnano, all'epoca consignore della zona con i Provana di Carignano, vende la propria parte al Conte Tommaso di Savoia che a sua volta, nel 1294, concede la giurisdizione di questi possedimenti ai D'Acaja di Fossano.

In seguito i Provana, sulla scia delle furibonde lotte che sconvolsero l'Italia fra il XIII e XIV secolo, si schierano con i Ghibellini, appoggiando i Marchesi di Monferrato e Saluzzo contro i Principi D'Acaja, di parte Guelfa, che li cacciano dai territori di Carignano, insediando al loro posto la famiglia Sartoris. I Provana riuscirono a rientrare nel loro paese e riavere le loro terre solo nel 1369, dietro pagamento di una pesante multa di 6.000 fiorini d'oro e, anche se amplieranno successivamente le proprietà della famiglia fino a comprendere una cinquantina di castelli e ville tra cui Sabbioni, sul finire del XIV secolo la storia di questa casata di divide da quella di La Loggia.

Dal 1396, come attesta il primo documento della storia loggese, entrano in scena i Darmelli, un'antica famiglia la cui presenza in Testona di Moncalieri è certificata fin dal 1230. Giacomo, l'acquirente del "luogo della Loggia", alcuni anni dopo essersi insediato viene processato dal giudice di Torino per aver fortificato ed edificato il Castello senza averne ricevuto licenza da Ludovico Di Savoia Principe D'Acaja.

La soluzione di questa controversia è decisiva per le sorti future del paese: Giacomo Darmelli viene assolto dalla pena cui era stato condannato e viene riconosciuto Signore di La Loggia. Il principe D'Acaja gli concede ampie licenze di costruire e fortificare il Castello, di condurre l'acqua dell'Oitana nelle sue terre e gli conferisce la possibilità di importare legname, fieno e grano da Moncalieri senza pagare alcuna gabella.

Questi benefici permetteranno alla casata di rafforzarsi e prosperare e la sovranità dei Darmelli viene ufficializzata il 18.01.1415, quando i figli di Giacomo chiedono l'investitura del luogo "Logia" all'Abate di San Michele della Chiusa, che a quel tempo estendeva la sua giurisdizione su un ampio territorio ed era molto potente.

Il Commissario Procuratore, amministratore dell'Abbazia della Sagra di San Michele, Cardinale Antonio de Vialat, verifica le proprietà dei Darmelli, consistenti in una casa con palazzo e campo di 42 giornate aratorie, paganti al Monastero una somma di 4 fiorini d'oro viennesi "in codem anno et in perpetuo" e, come risulta da un documento notarile del 1419, investe il primogenito di Giacomo, Michele Darmelli, del titolo di Signore di La Loggia.

Gli eredi, tenendo in comunione i beni, aumentano i possedimenti, sempre sotto l'approvazione dell'Abate della Sagra di San Michele, che eserciterà un controllo fino al XIX secolo, fino a quando le leggi napoleoniche sopprimeranno le proprietà terriere delle abbazie.

Per diverse generazioni la famiglia Darmelli continuerà ad incrementare il potere economico e i suoi membri otterranno diversi riconoscimenti, titoli e patenti per essersi distinti con onore in varie circostanze. La dinastia termina con Giuseppe Ferdinando, ultimo erede maschio della famiglia, che si sposa con Gabriella di Cavoretta, chiamata Madama d'la Logia: dal loro matrimonio nascerà una sola figlia, Felicita.

Il Feudo della Loggia, che comprende Revignano, Tetti Aiassa, Tetto dei Roveri, Rotto e Cascinale Sabbioni, viene acquistato il 4.5.1735 dal Cavaliere Tommaso Brizi-Falletti, esponente di una casata sorta dall'unione di due famiglie, con differenti origini e stemmi: i Brizio e i Falletti. Il nuovo signore proviene dalla carriera militare e, dopo aver acquistato dalle Regie finanze il feudo, i cui antichi confini erano stati ampliati dal Carlo Emanuele III fino alla sponda sinistra del Po, viene investito con il titolo di Barone di La Loggia, dalla Camera dei Conti il 18 giugno dello stesso anno. I Brizi-Falletti governarono La Loggia per mezzo secolo anche se, per tutto questo tempo, mantennero la loro abitazione nel luogo di origine dei Brizio, a Bra, città in cui il Barone Tommaso nel 1740 viene anche nominato dal Re riformatore delle scuole pubbliche.

Il 25 maggio del 1765 Tommaso muore lasciando in eredità il feudo al proprio figlio Biagio Antonio che lo destina al suo primogenito Giuseppe Tommaso; ma, il 15 marzo 1781, il futuro barone Brizi-Falletti rifiuta dal Real Patrimonio il feudo della Loggia, favorendo la realizzazione di un colpo di scena che ha dell'imprevedibile: La Loggia ritornerà in qualche modo in mano ai discendenti dei suoi antichi Signori. Infatti qualche anno prima, il 23 novembre 1773, Felicita Darmelli, l'ultima discendente della famiglia che aveva retto per più di tre secoli il feudo della Loggia, aveva sposato il Senatore del Piemonte e Consigliere di Stato, Pietro Gaetano Galli.

Due anni dopo, dando alla luce Ferdinando Galli, Felicita muore. Non potrà mai sapere che suo marito prima e suo figlio poi, diventeranno di nuovo padroni di quell'antico possedimento della sua famiglia. La famiglia Galli fin dall'inizio del XV secolo faceva parte della nobiltà comasca, in seguito si trasferì a Milano e, nel 1708, Giuseppe Galli ottenne, per sè e per i suoi eredi, il titolo di Conte. Il primogenito, Carlo Antonio, già capitano dei Corazzieri dell'imperatore d'Austria, nel 1734, passa al servizio di Carlo Emanuele III, Re di Sardegna, col grado di capitano nel reggimento di Lombardia. Nella battaglia di Guastalla del 1734 si procura una ferita che lo condurrà alla morte tre anni dopo.

Il figlio, Pietro Gaetano, nato a Milano il 28 agosto 1732, si trasferisce con la famiglia, all'età di soli due anni, a Torino dove, sotto il regno di Vittorio Amedeo III, svilupperà una brillante carriera. Nel 1776 viene nominato Primo ufficiale di Corte e poi Senatore del Regno.

Il 21 maggio 1781 viene investito Conte del feudo di La Loggia dal Re e, nello stesso anno, gli viene delegata la prima cognizione di tutte le cause civili criminali e miste con facoltà di eleggere giudici e comandare multe, pene, condanne e confische. Il 13.9.1796 Pietro Gaetano Galli viene infine nominato Ministro dello Stato.

Il 7.3.1797 il nuovo Re, Carlo Emanuele IV, proclama un editto in cui dichiara tutti i beni feudali esistenti nei suoi Stati sciolti da ogni dipendenza. E' la fine dell'epoca delle investiture e di conseguenza anche la fine del feudo della Loggia.

Le località Revignano, Tetto dei Roveri, Tetti Aiassa, Rotto e Sabbioni ritornano sotto la giurisdizione del Comune di Moncalieri, mentre al Conte Galli resta la vecchia proprietà dei Darmelli, 250 giornate di terreno compreso il Castello.

Con l'avvento di Napoleone il Conte Galli si pone al servizio dell'Imperatore e viene convocato a Briançon dove, il 7.8.1810, ottiene il brevetto di Consigliere di Stato e 8000 franchi di pensione. Nel frattempo, grazie anche all'acquisto dei possedimenti del Marchese Francesco Gautieri di Cavaglià, le terre in possesso della famiglia sono più che raddoppiate: nel 1811 la proprietà del Conte Galli si estende a 560 giornate. Pietro Galli muore nel 1813 e gli succede il maggiore dei figli Carlo Ferdinando.

Quando, nel 1817, viene eretto il Comune di La Loggia, i Galli sono la famiglia più in vista del paese e daranno un contributo decisivo per l'assetto economico ed amministrativo del giovane Comune.

Il 14 aprile 1816 gli abitanti del territorio compreso fra il Chisola, il Po, l'Oitana e i Brassi inviano un esposto a Vittorio Emanuele I, Re di Sardegna, chiedendo che il "cantone della Loggia venisse eretto in corpo di comunità, separandolo da Carignano e Moncalieri".
A loro ragione i trenta firmatari della domanda (tra cui figurano il Conte Ferdinando Galli e la Contessa De Sonnaz) espongono tre validi motivi: innanzitutto le frequenti esondazioni del Po, poi la scarsa vigilanza delle guardie campestri ed infine l'impossibilità di fruire di scuole pubbliche. Gli abitanti della Loggia devono concorrere alle spese dei comuni di Carignano e Moncalieri, ma data la lontananza da questi non ricevono i servizi in misura proporzionata: i territori sono poco sorvegliati e ciò favorisce il diffondersi di furti e danneggiamenti nei raccolti, inoltre devono stipendiare a proprie spese un maestro per consentire l'istruzione ai bambini, dato che le scuole sono localizzate soltanto nei comuni limitrofi.

La Regia Intendenza convoca immediatamente i Consigli Comunali dei comuni interessati i quali, con deliberazioni simili prese il 7 maggio a Carignano ed il 21 maggio a Moncalieri, rigettano le rivendicazioni loggesi chiedendo che nulla venga cambiato ai loro confini. Il 30 gennaio dell'anno successivo la Regia Giunta delibera a favore dei loggesi e sancisce l'erezione del comune di La Loggia.

Anche se il 30 gennaio 1817 rappresenta la data di nascita ufficiale del comune di La Loggia, il 14 aprile 1816 è l'atto di nascita della comunità loggese: prima di tale data La Loggia compariva unicamente nei documenti e nei certificati dei Signori proprietari del territorio, ma dei suoi abitanti non se ne sapeva nulla.

La Loggia è dunque uno dei Comuni più giovani del Piemonte, la sua erezione giunge con due secoli di ritardo rispetto a quella di Carignano, avvenuta sotto il ducato di Carlo Emanuele II, all'incirca nel 1600.

Alla vigilia della seconda guerra d'indipendenza, nel 1858, muore Carlo Ferdinando Galli e gli succede il figlio Annibale che, nel 1879 lascia la proprietà delle terre al fratello Edoardo. Dalla sua unione con Maria Checherano di Osasco nascono tre figli: un maschio, Annibale (che muore a due anni) e due femmine, Maria e Laura. Con quest'ultima, chiamata dai loggesi "La Contessina" nel 1978 si estingue il ramo loggese della casata Galli.

Tratto da AA.VV.- "Tra le anse del grande fiume" - Editore "Il Segnalibro".

 

 

 

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